Intervento inaugurazione anno giudiziario 2019

inaugurazione anno giudiziario

Anche quest’anno vogliamo ringraziare la Presidenza della Corte d’Appello di Genova e la Procura Generale per l’opportunità che ci viene data di intervenire in una giornata fondamentale per comprendere lo stato della amministrazione della giustizia e formulare qualche piccolo auspicio per il futuro.

Come ricordato nelle precedenti occasioni, lo scopo del nostro Comitato – nato nel 2002 da una felice (quanto inconsueta) collaborazione tra Avvocati, Magistrati e Professori di Diritto ed Operatori della Giustizia – è la difesa dello Stato di Diritto e dei principi che sono a base della Costituzione Repubblicana, in quanto percepiti come patrimonio comune dalla Collettività, indipendentemente dalle appartenenze.

Ci siamo quindi adoperati per favorire un confronto dialettico completo, sereno e trasparente, di tutte le parti interessate e senza delegittimazioni, tanto più necessario oggi, considerato il clima che si è venuto a creare nel nostro Paese e non solo.

Il lavoro del nostro Comitato anche quest’anno si è concretizzato in numerosi interventi nelle scuole genovesi, nell’organizzazione di un’ormai consolidata rassegna cinematografica sui DIRITTI, offerta alla cittadinanza in collaborazione con la ANM, Università di Genova, ILSREC e che quest’anno si arricchisce della collaborazione dell’Ordine dei Giornalisti Liguri, per trattare un tema tremendamente attuale come quello della manipolazione della Informazione.

Riguardo la natura del lavoro del nostro Comitato, si potrebbe considerare, ad un primo sguardo, un po’ all’antica: niente rapporti annuali, né immagini di momenti memorabili, né percentuali sui risultati ottenuti. La nostra attività si svolge a livello della strada, o forse meglio dire sotterraneo: è un lavoro, il nostro, che vuole inserirsi negli impianti di riflessione sulla quotidianità che i ragazzi si stanno costruendo, nei circuiti di lettura della realtà delle persone, nella speranza di contrassegnarli con i principi base del nostro ordinamento. È un approccio che, con poco clamore, vorrebbe facilitare la condivisione di regole e codici che ci permettono di pensarci nel presente, ma soprattutto nel futuro, come una comunità. Soprattutto cerchiamo di sollecitare l’attenzione al presente, facendo tesoro del passato. Talvolta tale lavoro lento ed invisibile emerge in estemporanee manifestazioni di presenza che testimoniano una profonda adesione ai principi dello Stato di Diritto come da noi divulgati – come per esempio è stato l’incontro del 4 dicembre scorso al Teatro della Tosse in collaborazione con vari soggetti, in cui si è discusso sul recentissimo Decreto Sicurezza in compagnia di Magistrati, Avvocati, Professori di Diritto e Giornalisti.

Sono emersi non pochi dubbi di costituzionalità, a nostro giudizio assai fondati, in particolar modo per quanto concerne la lesione degli articoli 3, 10 e 32 della Costituzione.

Auspichiamo che la verifica di costituzionalità da parte del sistema giudiziario (qui inteso come Magistratura e Avvocatura) sia ancora più stringente, laddove una normativa poco meditata e forse sospinta da istinti non così nobili, ha provato a regolamentare quel delicatissimo rapporto che da sempre intercorre tra cittadini e stranieri. Il timore che gli equivoci alimentati da un legislatore poco attrezzato possano portare a situazioni aberranti e alla lesione di Diritti fondamentali universalmente riconosciuti è molto forte, e non è confortato dalle continue sovrapposizioni tra le parole “sicurezza” ed “immigrazione”. Timore purtroppo avvalorato dagli atteggiamenti assunti e dalle parole usate anche da chi ha funzioni istituzionali in relazione alle tragedie di questi giorni, senza nessun ripensamento sulle responsabilità anche proprie.

Così come è forte la preoccupazione per i progetti di modifica della legittima difesa che, muovendo ancora una volta dalla confusione tra suggestione e realtà dell’insicurezza, sembrano allontanarsi pericolosamente dai canoni dell’ordinamento italiano, per abbracciare acriticamente soluzioni d’oltreoceano (peraltro anche là sottoposte a serrate critiche) che sembrano dirigerci verso la legittimità dell’offesa. Proprio in questi giorni, il Comitato per lo Stato di Diritto sta organizzando un incontro che si terrà nel febbraio prossimo per approfondire adeguatamente il tema.

E non sono di conforto le notizie sui mirabolanti progetti di riforma del processo civile e del processo penale che nella narrazione fabbricata in questo periodo dovrebbero raddrizzare la Giustizia Italiana una volta per tutte. L’asserito intervento riformatore sembra riguardare ancora una volta soltanto il rito e le regole processuali, non affrontando le vere criticità del sistema, risorse e personale prima di ogni altra: l’annuncio della abolizione dell’atto di citazione in favore del ricorso sembra purtroppo andare in questa direzione; così come lo slittamento dell’entrata in vigore della riforma della prescrizione penale risulta incomprensibile dal punto di vista giuridico. In mancanza di testi definitivi, pare comunque prematuro dare un giudizio conclusivo su tali progetti. Certo è che il metodo utilizzato di elaborazione senza confronto né interlocuzione con gli operatori del diritto (come da più parti già denunciato) – non fa ben sperare.

Ma quello che soprattutto inquieta è il fatto che nella nostra convivenza vanno sempre più affermandosi prepotenza, arroganza, mancanza di rispetto e considerazione dell’altro prima ancora che del diverso, spregio delle fondamenta giuridiche, delle regole basiche dello stato di diritto, come da ultimo abbiamo dovuto verificare nella orripilante vicenda relativa alla spettacolarizzazione della traduzione di un detenuto.

Domani sarà il Giorno della Memoria. Ed è appena terminato un anno di iniziative rivolte alla memoria sulle leggi razziali, per non dimenticare la vergogna di quel 1938 che ha avviato un periodo di decadenza inimmaginabile per il nostro paese. Un doveroso momento di riflessione, anche come monito per il futuro, che l’Ordine degli Avvocati di Genova ha voluto scolpire in una targa all’entrata di questo Palazzo, rivelata alla città durante una toccante cerimonia commemorativa, che recita i nomi dei diciotto Colleghi che, da un giorno all’altro, furono spogliati della dignità, oltrechè della professione.

Concludo con un auspicio europeo: che nell’anno nel quale si celebreranno i 30 anni dalla caduta del muro di Berlino, l’Europa possa riacquisire fiducia, soprattutto a beneficio di quei paesi come la Polonia e l’Ungheria, i quali, tornati alle libertà democratiche dopo gli anni del giogo sovietico, sembrano faticare non poco ad abbracciare fino in fondo i principi dello Stato di Diritto, così come intesi dagli stati fondatori dell’Unione Europea. Ci pare che un’Europa più unita, più inclusiva e più democratica sia l’unica risposta possibile per contrastare con il giusto vigore i rigurgiti autoritari e nazionalisti che da troppe parti stanno emergendo.

Vi ringrazio per l’attenzione.

Arturo Flick                          

per il Comitato per lo Stato di diritto

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