Intervento inaugurazione anno giudiziario 2023

Unendomi ai saluti, ai ringraziamenti ed agli auspici di chi mi precederà, vorrei proporre alcune riflessioni in quello che si avvia essere il termine della cerimonia di oggi.

Viviamo oggi una crisi della democrazia rappresentativa e delle istituzioni democratico rappresentative senza precedenti, in un contesto di crisi economica e dello stato sociale che fa crescere le diseguaglianze, alimentando – da una parte – la sfiducia nelle istituzioni e – dall’altra – la cieca fiducia di una parte consistente di cittadini e cittadine nelle forze populiste.

Ciò in un contesto di guerra alle porte dell’Europa, impensabile solo un anno fa.
La vitalità della nostra Costituzione, e in generale delle costituzioni, si misura sul radicamento nella società; oggi, purtroppo, assistiamo a una involuzione democratica interna, dalle cause complesse, che temiamo sia destinata a indebolire anche l’effettiva protezione dei diritti individuali.

Stringiamo il campo, con qualche riflessione sullo stato della giustizia.
I temi sono tanti e tutti delicatissimi: l’ergastolo ostativo, la ventilata riforma sulla disciplina delle intercettazioni – molto preoccupante per l’approccio prospettato quasi come un conflitto sui poteri dello Stato – l’impatto sul diritto di famiglia della riforma Cartabia, per citarne solo alcuni.

Mi limiterò, in questa sede, a trattarne uno soltanto.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza contiene alcune specifiche misure che intervengono sul sistema giudiziario.
Si tratta in particolare della previsione di riforme, come ormai noto a tutti, volte ad accelerare lo svolgimento dei processi e di specifici stanziamenti per la digitalizzazione dei procedimenti giudiziari e per la gestione del carico pregresso di cause civili e penali.
La “Riforma Cartabia” che dovrebbe realizzare di obiettivi posti dal PNRR presenta, a ben vedere, criticità di rilievo.
Prendiamo in esame la nuova formulazione dell’art. 127 c.p.c., secondo il quale il giudice può disporre, discrezionalmente, che l’udienza si svolga mediante collegamenti audiovisivi a distanza o sia sostituita dal deposito di note scritte.
Questa norma nel favorire la snellezza del procedimento, in realtà erode il pieno dispiegarsi del principio del contraddittorio: l’eventuale opposizione dell’avvocato diventa uno sgradito inciampo che rallenta la speditezza della causa e non una ragionevole istanza, tesa alla piena cognizione delle questioni dedotte in causa.

Ma vale ricordare che il confronto diretto tra le parti alla presenza del giudice è l’essenza stessa del processo, al contempo strumento deflattivo ed espressione piena della giurisdizione, nella relazione dinamica e diretta dei difensori e delle parti con il giudice della causa.

Tale forma di trattazione della causa civile non riguarda solo il processo ma è sintomo del rischio che corre la nostra cultura costituzionale: di essere percepita come non più attuale a fronte di sopravvenute esigenze contingenti, sovvertendo quell’equilibrio tra ordine politico, ordine economico e sociale e amministrazione della giustizia compiutamente espresso, anche se solo parzialmente realizzato, nella nostra Costituzione.

Ci troviamo davanti a un bivio: o ribaltare sul piano dell’Unione Europea il contenuto essenziale comune dei programmi “costituzionali” degli Stati membri, al fine di preservarne i valori, o scegliere la strada opposta, ripiegando sul recupero della piena sovranità nazionale, come spesso prospettato da ministri del nostro attuale governo.

Quest’ultima ipotesi appare perdente nonché illusoria, in quanto inadatta a offrire concrete e utili risposte alle questioni in campo. In sintesi: Brexit docet.
Per concludere, il nostro augurio di buon lavoro che rinnoviamo ogni anno, rivolto ai giudici, ai colleghi avvocati e a tutto il personale amministrativo del Distretto: che si sappia essere all’altezza delle sfide culturali e giuridiche che ci pone il momento attuale, mettendo in campo il massimo impegno nell’esercizio della propria funzione, in difesa della nostra Costituzione e dei diritti di tutti.

Vi ringrazio.

Per il Comitato per lo Stato di diritto
Avv. Cristina Osmo Morris
Genova, 20 gennaio 2023